La verità sull'umami: tra scienza, percezione e cucina gourmet

Hai mai sentito parlare del quinto gusto? Non è dolce, non è salato, né acido o amaro. È l’umami, un termine giapponese che significa letteralmente "saporito"

Andrea Tibaldi

7/16/20252 min read

a close up of two cheese wheels on a wooden surface
a close up of two cheese wheels on a wooden surface

L’umami è spesso definito come il “quinto gusto”, accanto a dolce, salato, acido e amaro.
Ma cosa si cela veramente dietro questa parola giapponese che significa “saporito”?
E come può un concetto nato in laboratorio trasformare profondamente la nostra esperienza gastronomica, specialmente nella cucina gourmet?
In questo articolo faremo chiarezza analizzando l’umami sotto tre prospettive: scientifica, sensoriale e culinaria.

La base scientifica dell’umami: i recettori e i composti chiave

L’umami nasce dall’interazione specifica di molecole con recettori presenti sulla lingua.
Le principali sostanze responsabili sono:

  • Glutammato monosodico (MSG)

  • Inosina 5'-monofosfato (IMP)

  • Guanosina 5'-monofosfato (GMP)

La scoperta del glutammato come sostanza gustativa risale al 1908, grazie allo scienziato Kikunae Ikeda, che lo isolò dall’alga kombu.
Da allora, la scienza ha confermato che questi composti agiscono su recettori specifici (T1R1/T1R3) stimolando una risposta sensoriale unica, diversa dagli altri gusti.

Come percepiamo l’umami? Tra biochimica e psicologia

La percezione dell’umami non è immediata né lineare come per il dolce o il salato. Studi elettrofisiologici e di imaging cerebrale dimostrano che:

  • L’umami viene percepito più lentamente, con un picco dopo circa 5-7 secondi di esposizione al cibo.

  • La sua intensità è più complessa da quantificare e spesso si percepisce come una “pienezza” o “rotondità” del sapore.

  • È associato a un aumento della salivazione e a una sensazione di prolungata persistenza gustativa.

Dal punto di vista psicologico, l’umami è spesso legato a sensazioni di comfort e sazietà, influenzando l’appetito e la soddisfazione del pasto.

L’umami nella cucina gourmet: tecnica e creatività

Per lo chef gourmet, l’umami è uno strumento potente per valorizzare i piatti senza appesantirli con sale o grassi in eccesso. Alcune applicazioni pratiche:

  • Combinazione sinergica: la combinazione di glutammato con IMP o GMP amplifica esponenzialmente la percezione umami (fino a 8 volte più intensa). Esempio tipico: l’abbinamento Parmigiano + Prosciutto crudo o Pomodoro + Acciuga.

  • Cotture lente e fermentazioni: processi come la fermentazione o la cottura a bassa temperatura sviluppano umami naturale, esaltando i sapori senza aggiunte artificiali.

  • Riduzioni e concentrati: l’uso di brodi concentrati o riduzioni di salsa di soia consente di inserire umami in modo elegante e bilanciato.

Numeri e dati: perché l’umami è un alleato per la salute

Oltre a migliorare il gusto, l’umami può ridurre la necessità di aggiungere sale nei piatti.
Studi clinici hanno dimostrato che l’aggiunta di glutammato monosodico può permettere una riduzione del sodio fino al 30% senza perdere sapidità percepita, un dato importante per la salute cardiovascolare, certo però che non bisogna mai accedere questa è la regola non scritta in tutto.

Conclusioni
L’umami non è solo un gusto aggiuntivo: è una vera e propria rivoluzione sensoriale e culinaria.
La scienza ci ha fornito gli strumenti per comprenderlo, la percezione ci invita ad apprezzarne la complessità, e la cucina gourmet lo trasforma in arte.
Chiunque voglia approfondire la cultura del gusto non può ignorare l’impatto dell’umami, che continuerà a influenzare il modo di preparare e gustare il cibo nel futuro prossimo.